Nel momento in cui nostro figlio viene al mondo, l’istinto materno ci porta a prenderlo in braccio, ad avvolgerlo per allattarlo al seno e a tenerlo vicino a noi quando dormiamo. E in effetti questo atteggiamento sembra essere benefico per i primi giorni.
Il neonato è stato per nove mesi nel ventre materno: il fatto di sentire il calore della mamma lo aiuta a regolarizzare il battito cardiaco, la temperatura corporea e ad aumentare le difese immunitarie. Ovviamente questo atteggiamento non può però protrarsi a lungo, anche perché c’è un reale rischio di soffocamento per il piccolo appena nato, che dorme nel lettone con mamma e papà.
Motivo per cui, già nei primi giorni di rientro a casa dopo il parto, è bene sapere come abituare un neonato a dormire nel lettino.
Vediamo alcuni utili consigli per rendere il passaggio il meno traumatico possibile.
I consigli per abituare il neonato a dormire da solo
Per un paio di settimane, si può tenere il neonato a dormire nel suo port-enfant: in questo modo si sentirà più protetto, in un ambiente più circoscritto rispetto a quello della culla. Se invece desiderate metterlo subito a dormire nel lettino, allora è consigliabile munirvi di un riduttore antisoffoco.
Una volta optato per questa soluzione, il passo ulteriore da stabilire è: lasciare la culla nella stessa stanza dei genitori oppure collocarla direttamente nella cameretta del bambino? La teoria vuole che, dal punto di vista pedagogico, sia opportuno sistemare il neonato da subito nella sua stanza. Un bambino che impara a dormire da solo è più sereno, fiducioso e anche più spensierato e rilassato durante il giorno.
È chiaro che, in prospettiva futura, è molto più semplice creare l’abitudine di dormire da solo quando è piccolo e non quando inizia già a camminare e diventa autonomo. Questo perché quasi sicuramente, si alzerà puntualmente dal suo letto in piena notte, per correre in quello dei genitori!
La realtà delle cose è spesso differente e le mamme italiane dichiarano di preferire la culla in camera da letto, almeno per i primi mesi. Sena dubbio la supervisione è maggiore, senza contare la comodità per le poppate notturne. In linea di massima però, non si dovrebbe comunque far passare l’anno di età del bambino, prima di sistemarlo nella sua camera, proprio per evitare che il distacco sia traumatico e la tentazione di scendere dalla culla troppo alta (col rischio di scavalcare e farsi male).
A ogni modo, che permanga ancora un po’ in camera da letto o vada subito in cameretta, su un punto bisogna essere irremovibili: no al lettone! Il neonato deve dormire nel suo lettino, fin dai primi giorni di vita.
Ovviamente il pargolo non sarà affatto d’accordo, strillerà e piangerà per tornare tra le braccia della mamma (o del papà). Provate allora a:
- Cogliere i primi segnali di stanchezza. Un neonato sbadiglia tre volte prima di iniziare a piangere per la stanchezza (e a questo punto bisognerà per forza di cose cullarlo un po’ per farlo calmare). Imparare a cogliere il primo o il secondo sbadiglio è fondamentale: è il momento d’oro per interrompere ogni attività, abbassare le luci e metterlo nel lettino, cantando una ninna nanna o ascoltando il carillon
- Creare una routine prima di andare a letto, come ad esempio fare il bagnetto, indossare il pigiamino, trasferirsi in stanza interrompendo il gioco, spegnere la luce, lasciando solo quella notturna e parlargli con dolcezza o cantando sottovoce
- Dargli un piccolo peluche o il lembo di una copertina per farlo sentire rassicurato dal contatto con il suo corpo
Vi consigliamo anche la lettura della nostra guida su come far addormentare un bambino più facilmente.
La chiave del successo di questa “impresa” sta nella costanza dei genitori. È facile infatti farsi prendere dalla stanchezza o dal nervosismo, perché le prime settimane col bambino sono destabilizzanti per tutti. La mancanza di sonno complica le cose e si è molto tentati dal protendere per la soluzione più facile (ovvero il magico lettone), pur di guadagnare qualche minuto prezioso di sonno.
Invece è fondamentale rasserenare il piccolo, creare un’atmosfera serena e rilassata e non trasmettergli una sensazione di tensione, nel momento in cui ci si appresta ad andare a dormire.
Ovviamente è importante creare nella stanza un ambiente confortevole, controllando che la temperatura sia tra i 18-20°C, che il piccolo non sia troppo vestito e che le lenzuola non siano fredde.
Creare un’abitudine è una questione di pazienza ma soprattutto di perseveranza. Per quanto riguarda i bambini, è utile tenere a mente la nota “regola del 3”. Se il bambino piange, consolatelo un po’ prendendolo tra le braccia ma rimettetelo nel lettino quando è rilassato e non completamente addormentato, in modo che impari a farlo da solo. Se la scena si ripete, riprendetelo e ripetete la sequenza. Ogni volta così: già alla terza volta, dovrebbe andare meglio.
È chiaro che più il bambino diventa grande e più ci vorrà tempo per fargli cambiare abitudine: 3 volte non saranno più sufficienti, occorreranno 3 giorni, 3 settimane e via di seguito.
A proposito del metodo appena illustrato, approfondiamo l’argomento e vi illustriamo anche l’approccio diametralmente opposto, che invece prevede di far piangere il bambino sempre più a lungo, per insegnarli ad addormentarsi da solo.
Abituare un neonato a dormire nel lettino: quale metodo?
Analizziamo i due metodi principali che gli esperti del settore propongono per insegnare a un neonato a dormire da solo nel lettino.
Metodo 1
Il primo metodo, prevede di consolare un po’ il bambino che piange, nel momento in cui sta imparando a dormire da solo. Il piccolo che piange non può essere lasciato in solitudine, aspettando che si addormenti. Anzi, il fatto di rivedere la mamma che va a tranquillizzarlo crea un forte legame e gli insegna a lasciarsi andare al sonno, senza timore di non ritrovare più i suoi cari. Al contrario, rendere traumatico il momento della notte, potrebbe lasciargli sensazioni negative che si porterebbe dietro per sempre.
Ovviamente bisogna imparare a distinguere il pianto disperato da un semplice “richiamo” o lamentela: in questo caso è sufficiente affacciarsi alla stanza senza farsi vedere e controllare la situazione.
Metodo 2
Questo metodo prevede invece di non andare subito dal bambino in lacrime ma di lasciarlo piangere ogni volta più a lungo, prima di farsi vedere. La teoria prevede, la prima volta, di lasciare piangere il bambino per 3 minuti. A questo punto, si va nella stanza al massimo per 1-2 minuti, senza prenderlo in braccio e si esce di nuovo, anche se sta ancora piangendo. Si continua per altri 5 minuti dal nuovo pianto. Al terzo tentativo si deve lasciar piangere il bambino per 10 minuti almeno. Il secondo giorno, la sequenza si ripete ma aspettando 5 minuti la prima volta, 10 la seconda volta e 12 per la terza.
E così via fino a quando il bambino non crea l’abitudine.
In realtà gli esperti del settore affermano che non ci sia un metodo migliore dell’altro, dal punto di vista del bambino. La scelta dipende dai genitori, dalle loro preferenze educative, dalla loro capacità di gestire il pianto a squarciagola di un neonato. In effetti, chi ha bambini sa quanto sia difficile resistere alle urla del proprio figlio, tantomeno in piena notte e calcolando i minuti con l’orologio alla mano!
Con il primo metodo si ottengono comunque ottimi risultati: l’importante è essere costanti, creare una routine come abbiamo accennato e soprattutto rassicurare il bambino, che non cerca altro che il conforto dei genitori (che però non devono mai cedere al senso di colpa ma solo al buonsenso!).
Un’ultima considerazione. E se non siamo riuscite a far dormire da solo il neonato e nel frattempo è diventato un bel bambino di qualche mese o anche un anno? I consigli restano gli stessi in linea di massima, l’importante è cogliere il momento giusto per “trasferirlo” nella sua cameretta.
Ad esempio, in occasione di un trasloco o se mamma e papà comprano un bel lettino nuovo da sistemare in cameretta. L’accortezza con i bimbi più grandi, è di fargli affrontare sempre un cambiamento alla volta. Quindi prestate attenzione a tanti aspetti: se è in arrivo un fratellino, se inizia ad andare al nido, se state cercando di togliergli il ciuccio, è bene temporeggiare ancora un po’ per insegnarli a dormire nel lettino da solo in camera sua.